sabato 19 aprile 2014

Louise Erdrich, "Passo nell'ombra" ed. 2011

                                                     Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                  il libro ritrovato


Louise Erdrich, “Passo nell’ombra”
Ed. Feltrinelli, trad. Vincenzo Mantovani, pagg. 206, Euro 16,00
Titolo originale: Shadow Tag   


     Quando sono uscita di casa, oggi pomeriggio, mi hai chiesto se stavo andando dal droghiere e ho detto di no. Ma non ti ho dato una spiegazione. Mi sono limitata a sorridere e sono uscita dalla porta. Perché dovrei dirti dove vado? E’ quello che si fa in una relazione tra persone civili. La nostra non lo è: sei stato tu a violare le regole. Certo, appena dico questo mi torna tutto in mente. Io ho violato altre regole e tu hai violato altre regole. Abbiamo cercato di appianare le nostre divergenze a proposito di quelle violazioni e della maggior parte di esse. Le cose peggiori che abbiamo fatto riguardavano i bambini.


           Lei si chiama Irene. Più precisamente, perché il nome ha una sua importanza nella storia: Irene America. Lui si chiama Gilbert Florian LaRose. Lei, che non ha completato gli studi prima di sposarsi, lavora ad una tesi su George Catlin, il pittore degli indiani d’America. Lui, Gil, ha tredici anni più di lei ed è un pittore famoso: prima di conoscerla dipingeva paesaggi, poi Irene è diventata la sua musa/modella, tutti i suoi quadri hanno il cognome di lei, America, e un numero progressivo per titolo. Hanno tre figli: Florian, un genio della matematica, l’undicenne Riel e il tenero Stoney che si stringe al suo leone di pezza. Il matrimonio di Gil e Irene è in crisi, Irene vorrebbe il divorzio, lui è contrario. Finirà in tragedia.

quadro di George Catlin
   Questo è, in breve, il riassunto di “Passo nell’ombra”, ma c’è un dettaglio che mi sembra importante aggiungere alla breve biografia della scrittrice che appare in quarto di copertina, perché ci permette di comprendere meglio questo bel romanzo. Gli antenati di Louise Erdrich erano indiani nativi d’America, lei stessa appartiene al gruppo tribale Chippewa ed è riconosciuta come una delle scrittrici più significative del Rinascimento Indiano-Americano. Irene e Gil hanno sangue indiano, vivono in Minnesota- terra di bisonti e di indiani, un tempo-, i loro tre figli hanno tutti qualcosa, la carnagione, il taglio degli occhi  o i capelli, che rimanda alla loro eredità.
Dei tre, la bambina, Riel, è ossessionata dalla cultura indiana: vorrebbe imparare la lingua, soprattutto è affascinata dall’antica saggezza indiana, da quelle conoscenze pratiche che potevano permettere ad un indiano di sopravvivere ovunque e con poco (non deve cercare di sopravvivere anche lei, presa nella turbolenza famigliare?). E la violenza che i conquistatori hanno usato sugli indigeni affiora in maniera ambigua dai quadri di Gil: a volte sono quadri quasi osceni, con un significato apertamente sessuale. Che cosa spinge Gil a mettere in mostra, a mettere in vendita su tela, il corpo della moglie?
“Tu desideri possedermi. E il mio errore: ti amavo e ti ho fatto credere che potessi farlo.” Questo è ciò che scrive Irene sul suo diario, quello con la copertina blu che chiude nella cassetta di sicurezza di una banca. Perché tiene anche un altro diario, con la copertina rossa, ed è quello che scrive ‘per’ Gil, perché ha capito che lui lo legge, ansioso di sapere se lei lo tradisca. Ha pensato, allora, che il diario rosso può essere uno strumento per manipolarlo, per portarlo dove vuole lei, al divorzio, ma con i bambini affidati a lei e non a lui.
Leggiamo le pagine dei due diarî e della vita quotidiana di una famiglia in cui è iniziato un processo distruttivo, mentre il tema dell’ombra pare affiorare ovunque- ombra come pallido simulacro di quello che si è, come appendice dell’altro ma anche come doppio, doppelgänger. Doppi diarî, doppia immagine di Irene nei ritratti, e il pittore di indiani Catlin della tesi di Irene non è forse il doppio del pittore che Irene ha sposato? L’amore stesso può avere il suo doppio nell’odio, l’amore può essere indissolubilmente legato al suo opposto come ad un’ombra, e quello che succede a chi vuole sbarazzarsi della propria ombra è stato raccontato da Chamisso nella storia prodigiosa di Peter Schlemihl. Non può che finire in tragedia il tentativo di separazione di Irene e Gil, uniti in un legame che li faceva provare sentimenti estremi.
    La narrazione sembra essere a tratti frammentaria, ma c’è un motivo. Scopriremo alla fine chi ha messo insieme i pezzi di due vite in questo romanzo che esplora in maniera originale (con più che un pizzico di esotismo nelle radici indiane) il tema trito della fine di un amore.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it

Louise Erdrich



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