venerdì 11 aprile 2014

Melanie Benjamin, "La moglie dell'aviatore"

                                                                       fresco di lettura


Melanie Benjamin, “La moglie dell’aviatore”
Ed. Neri Pozza, trad. M. Togliani, pagg.415, Euro 18,00

    Il 20-21 maggio 1927 Charles Augustus Lindbergh compiva un’impresa straordinaria: sul monoplano Spirit of St. Louis trasvolò da solo l’Atlantico. Aveva venticinque anni, fu acclamato come un eroe- aveva l’aspetto di un eroe, il viso stretto, la fronte alta, gli occhi chiari e i capelli fini e biondi. Un vichingo. Pareva un vichingo su un piccolo aereo monoposto invece che su una nave, e, d’altra parte, la sua famiglia era di origine svedese. Charles Lindbergh, soprannominato dalle folle in delirio Slim Lucky Lindy, fu travolto dalla fama. Di carattere schivo e orgoglioso, non poteva che aborrire l’improvvisa celebrità, i lampi dei flash, i giornalisti che gli rubavano la vita privata. Ecco, come era in realtà, Charles Lindbergh in privato? Il romanzo di Melanie Benjamin ce lo mostra- un po’ deludente, a dire il vero.                  

   Ne “La moglie dell’aviatore” è Anne Morrow Lindbergh, la moglie di Charles, a parlarci di lui. Parlandoci anche di sé, naturalmente. Di come lo incontrò- lei era figlia dell’ambasciatore americano in Messico e Charles era stato invitato da suo padre. Di come si innamorò di lui subito, senza osare neppure confessarlo a se stessa, perché- che speranze poteva avere accanto alla bellissima sorella maggiore, bionda come l’eroe? Lei, Anne, era e si sentiva il brutto anatroccolo, scialba, insipida, incapace di prendere posizione persino quando si trattava del college che avrebbe preferito frequentare. Eppure Charles corteggiò lei, volle lei come sua moglie, volle lei come copilota, insegnò a lei a guidare un aereo e ad orientarsi con le stelle.

“Volare non è pericoloso. Lassù, tra le correnti come gli uccelli, è qualcosa di sacro. Nulla mi ha mai fatto sentire così…così padrone del mio destino. Al di sopra delle meschinerie e delle piccolezze del mondo. Il pericolo è quaggiù, sa? Non in cielo”.

   Il racconto di Anne inizia nel 1974, quando Charles è gravemente ammalato e chiede di essere portato a morire sulle isole Hawai dove ha una casa. Un’infermiera ha consegnato ad Anne la copia di alcune lettere che Charles ha scritto, un addio ad altre donne. L’eroe, l’aquila solitaria, il mito, aveva tradito la moglie. E questo passi. Ma aveva avuto altri sette figli con queste altre donne. E questo era imperdonabile. I brevi stralci del presente con Charles in fin di vita interrompono il lungo flash back, i ricordi di Anne.
L’esaltazione dei voli insieme, i primi tempi in cui le era perfettamente naturale comportarsi come lui voleva, fare tutto quello che lui le chiedeva di fare, nei minimi maniacali dettagli, poi il primo figlio. La tragedia scioccante del rapimento e della morte del piccolo Charlie di venti mesi.Sarebbero venuti altri figli- cinque- e Anne avrebbe smesso di volare. Non si sarebbe più persa nessun giorno della vita dei bambini. Quasi mezzo secolo di vita insieme significa passare attraverso la Storia, schierarsi con il marito o contro il marito, tradire il marito o se stessa o il proprio paese. La Germania di Hitler attirava la simpatia di Charles Lindbergh che rimase inorridito dalla Notte dei Cristalli, ma già aveva detto parole pesanti nei confronti degli ebrei, alienandosi così l’amico Guggenheim. E Anne non ebbe l’ardire di rifiutarsi quando lui le chiese di scrivere un breve saggio che spiegava la ‘loro’ posizione.

   E’ un bel romanzo, quello di Melanie Benjamin. Con tante sfaccettature. E’ la storia di un uomo che ha fatto la Storia e che, per qualche motivo connesso con la sua storia famigliare, era incapace di tenerezza. Un uomo di grande coraggio che amava volare per sentirsi piccolo nell’universo. Ma è anche la storia di una donna che si è sentita ‘grande’ per essere stata scelta da un grande uomo, che ci ha messo quarant’anni per ritrovare se stessa dopo essere stata plasmata dal marito. E’ poi una storia d’amore, di quel tipo di amore che elettrizza. Che ti spinge a rinunciare a te stessa senza che tu te ne accorga- ma forse, dopotutto, questo è l’unico tipo di amore che permette di continuare a vivere accanto alla persona con cui si è sposati.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Melanie Benjamin



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