mercoledì 1 marzo 2017

Yehoshua Kenaz, “Ripristinando antichi amori” ed. 2010

                                                      Voci da mondi diversi. Medio Oriente
                 il libro ritrovato

Yehoshua Kenaz, “Ripristinando antichi amori”
Ed. Giuntina, trad. Elena Loewenthal, pagg. 253, Euro 17


    Ci sono dei titoli che mi incantano. Ci sono dei libri che prendo in mano, a volte senza neppure sapere chi sia l’autore, perché il titolo mi ha colpito. Trattandosi di un libro di Yehoshua Kenaz, scrittore che ammiro molto e che è stimato come uno dei più grandi scrittori israeliani, l’attrazione ha avuto un duplice motivo ed ero certa che non sarei stata delusa.
“Ripristinando antichi amori”- che bella scelta di parole. Il titolo si riferisce ad una delle tante storie contenute nel libro- una donna, disperata perché abbandonata dal suo uomo, si rivolge ad una persona che pubblicizza la sua attività con un cartello recante la scritta, ‘Si ripristinano antichi amori’: un fattucchiere? un mago? un ciarlatano? E  comunque si è proprio verificato, che il suo innamorato è tornato da lei. A questo punto, però, lei si è accorta di non amarlo più.
Questa è solo una storia marginale, che uno dei personaggi principali ascolta su un autobus, irretita dal racconto, perché in qualche maniera si addice anche a lei, Gabi. Gabi ha una relazione con un collega, un uomo da cui tutti l’hanno messa in guardia. Ma l’amore è cieco, o meglio, la passione è cieca e Gabi ha accettato tutte le condizioni poste da Hazi: incontrarsi quando vuole lui e nell’appartamento affittato da lui a questo scopo, mai rivolgere la parola agli altri condomini, mai parlare di lui con nessuno, mai fargli domande a cui lui in ogni caso non può rispondere.
       Non sarebbe esatto dire che il romanzo di Kenaz è uno spaccato di vita osservato nel microcosmo di un condominio di Tel Aviv, perché è vero che la maggior parte dei personaggi abita nello stesso palazzo, ma altri, invece, hanno a che fare con chi ci abita in una maniera devia e intrigante, che tocca al lettore scoprire, allacciando le varie fila. Nel palazzo abita l’anziano rappresentante dei condomini che parla ancora un ebraico approssimativo e si infuria contro i nuovi proprietari che trasformano abusivamente un magazzino in un appartamento. Ci abita pure un uomo solo con il suo cane, Abiram, che lavora in un’agenzia immobiliare. Le pareti sono sottili, la stanza di Abiram è attigua a quella in cui Gabi e Hazi fanno l’amore, Gabi urla nel piacere, il cane abbaia forte, Abiram si innamora della bella sconosciuta, la cosa che più desidera è possederla almeno una volta.
In un’altra casa due genitori hanno ben altri pensieri: il figlio Eyal ha disertato dall’esercito, non è tornato a casa, non si sa dove sia. Per il padre (che è l’impresario che si occupa della ristrutturazione del magazzino situato nel condominio dove Hazi ha preso in affitto l’appartamento tramite l’agenzia dove lavora Abiram) è un disonore, è un calpestare quanto c’è di più sacro per un israeliano. C’è poi ancora la storia di un vecchio in sedia a rotelle che si affeziona alla badante, tanto da accettare che l’uomo di questa si trasferisca a casa sua con lei.
Quale sia il collegamento di questi personaggi con gli altri lo scopriremo alla fine, quando tutte le vicende avranno un epilogo, più o meno triste, o felice, o drammatico. Perché la vita è fatta così, di vicende che sembrano sempre contenere un elemento del caso e poi è difficile sapere se il caso lo abbiamo creato noi, con le nostre premesse. E comunque c’è sempre da imparare nella vita- la vita è gestibile solo se accogliamo la lezione che vuole impartirci.

    Durante un’intervista con Yehoshua Kenaz, in occasione dell’uscita del suo libro “Voci di muto amore”, quando gli avevo chiesto perché prediliga l’ambientazione nei condomini (“La grande donna dei sogni”) o nel ricovero per anziani (“Voci di muto amore”), lo scrittore mi aveva risposto che gli piace la polifonia, gli piace la moltitudine di voci, gli pare che ci sia una maggiore ricchezza in un romanzo con più punti di vista. Ed infatti è tornato, in un modo sempre nuovo, ad un condominio in questo “Ripristinando antichi amori” che leggiamo nella splendida traduzione di Elena Loewenthal. Pare facile raccontare una miriade di storie, e invece ci vuole una grande arte per costruire un romanzo che potrebbe risultare frammentario e non lo è affatto, perché ogni tessera si inserisce perfettamente al posto giusto, creando un quadro che è uno spaccato di vita moderna in Israele, con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni. Un romanzo incredibilmente vero, incredibilmente e umanamente bello.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


Nessun commento:

Posta un commento