domenica 30 aprile 2017

Katie Kitamura, “Una separazione” ed. 2017

                                 Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
     cento sfumature di giallo
      FRESCO DI LETTURA

Katie Kitamura, “Una separazione”
Ed. Bollati Boringhieri, trad. C. Prinetti, pagg. 189, Euro 14,03

     “Cominciò tutto con una telefonata di Isabella.” Una narratrice senza nome incomincia a raccontarci quella che è la storia di un matrimonio, di una separazione, di un viaggio, di una morte violenta. E vedremo come il viaggio, che si carica spesso di altri significati nei romanzi, anche nel libro di Katie Kitamura diventa qualcosa di più del viaggio dall’Inghilterra ad un’isola della Grecia e per più di un solo personaggio. Il primo a partire era stato Christopher, marito della narratrice, poi, dopo la telefonata della suocera Isabella, lo aveva seguito lei, la moglie (moglie separata ma sempre moglie), e infine Isabella e il marito avevano raggiunto la narratrice sull’isola. Ognuno di loro avrebbe fatto anche un viaggio di conoscenza all’interno di sé, per capire meglio i legami che li univano.
     La telefonata di Isabella contiene una domanda e una richiesta imperiosa- dov’è suo figlio Christopher? Da giorni non risponde al cellulare. Sua nuora deve trovarlo. Isabella non sa di sapere molto di più della nuora- il figlio le ha detto che sarebbero andati in Grecia- e però è all’oscuro del fatto che Christopher e la moglie si siano separati, che lei non abiti più nella loro casa, che abbia già trovato un nuovo compagno e che quindi non sia partita con lui. La protagonista non pensa sia il caso di mettere le cose in chiaro adesso, dopotutto Christopher le aveva chiesto di non dire nulla a nessuno riguardo al loro futuro divorzio. E, passivamente (ma lei è una donna passiva, non è un caso che faccia la traduttrice), parte per la Grecia alla ricerca del marito sulla traccia che le ha indicato la suocera.

     Christopher, scrittore e giornalista, è il personaggio assente-presente in tutto il romanzo. Lo impariamo a conoscere attraverso i ricordi, i pensieri, le parole della ex-moglie e della madre. Un uomo affascinante con il difetto di non aver mai saputo ‘tenere l’uccello nei pantaloni’: sono le parole amare e taglienti della madre di cui si stupisce perfino l’ex-moglie per quanto corrispondano alla verità. E infatti, non appena la moglie vede la ragazza della reception dell’albergo dove anche Christopher aveva preso una stanza, sospetta, anzi ha la certezza che sarà poi confermata, che lui abbia flirtato con lei, che abbiano avuto una breve avventura insieme. Comunque Christopher è scomparso, sono giorni che non si fa vedere in albergo. Lo ritroveranno morto in una località isolata e da questo momento la narrativa si tinge di giallo con un’inchiesta che ha qualcosa di kafkiano nella sua irresolutezza. Il colpevole non sarà mai trovato- lo sa la ex-moglie, lo sanno i genitori di Christopher, lo sappiamo  noi lettori anche se ci sembra di vedere più di un indizio.

     La separazione tenuta nascosta acquista una nuova dimensione e diventa definitiva nella morte e, tuttavia, c’è anche un cambiamento nell’io narrante, una variazione che avevamo leggermente intuito quando aveva fatto suo lo scopo del viaggio dell’ex marito in Grecia- scrivere un libro sul lutto-, era andata a parlare con una prefica e l’aveva sentita intonare il lamento con cui la donna faceva suo il dolore di altri. La morte che ha sancito la separazione tra di lei e Christopher li ha anche, paradossalmente, uniti per sempre. Per tutti lei è la vedova, la maschera che deve portare diventa il suo vero volto, il fatto che Isabella sia ora più affettuosa nei suoi confronti, che pensi sia più che giusto che erediti tutto, che veda in lei la persona che ha amato suo figlio tanto quanto lo ha amato lei che è la madre, la trasforma in quella che gli altri vedono e pensano. E’ come la prefica che carica su di sé il lutto di altri.

     E’ un romanzo intrigante e insolito, “La separazione” della scrittrice californiana Katie Kitamura, tra romanzo psicologico e romanzo poliziesco, che si affida ad una narratrice della cui obiettività non ci possiamo fidare.


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