venerdì 18 agosto 2017

Jan-Philipp Sendker, “Gli accordi del cuore” ed. 2013

                                                      Voci da mondi diversi. Area germanica
      la Storia nel romanzo
      il libro ritrovato

Jan-Philipp Sendker, “Gli accordi del cuore”
Ed. Neri Pozza, trad. Riccardo Cravero, pagg.350, Euro 17,00
Titolo originale: Herzenstimmen

     Mio padre conosceva le persone dal modo in cui il loro cuore batteva. Aveva scoperto che ogni cuore risuona in modo diverso e che dalle tonalità del cuore, proprio come dalle voci, si può capire molto di una persona. Quando si innamorò di una ragazza fu perché non aveva mai sentito prima un suono più bello del battito del suo cuore.


         New York. Julia, avvocato trentottenne in uno studio di prestigio, è incapace di pronunciare anche solo una parola durante una riunione, proprio nel momento in cui toccherebbe a lei parlare. Resta paralizzata con l’eco di una voce nell’orecchio: una donna le fa delle domande disturbanti, le chiede, imperiosa e assillante, chi sia, che cosa stia facendo, perché sia sola, perché non abbia figli. Julia teme di stare impazzendo. Nello sconcerto generale si alza e abbandona la riunione.
      E’ un inizio inquietante, quello del nuovo romanzo di Jan-Philipp Sendker, il seguito dell’acclamato “L’arte di ascoltare i battiti del cuore”. Inquietante per il lettore razionale che non è pronto a scavalcare la barricata tra due maniere diverse di guardare la realtà. Perché lo scrittore tedesco Sendker- e chi conosce gli altri suoi libri, inclusi quelli di genere vagamente ‘giallo’, lo sa bene- ha vissuto a lungo in Oriente, le sue trame sono permeate di un’altra cultura e i suoi personaggi sono lì per ricordarci che la folle rincorsa al successo e al denaro del mondo occidentale non è l’unico modo di vivere. E Julia, figlia di madre americana e di padre birmano, un legame sentimentale fallito alle spalle, un aborto causato dalla scarsa prudenza, decide che- se la sua non è schizofrenia o insorgente follia- solo ritornando a Kalaw, dove abita il fratellastro che non vede da una decina d’anni e da cui ha appena ricevuto una lettera, può forse capire che cosa le stia succedendo, che cosa voglia da lei la donna sconosciuta che le parla senza ormai darle pace.

      Il viaggio di Julia in Birmania- come possiamo immaginare- è un percorso per una migliore comprensione di sé, un viaggio che porterà Julia a dare una risposta, travagliata e sofferta, alle domande su chi ella sia e su che cosa voglia dalla vita. E lungo il percorso, guidata dal fratellastro U Ba (una sorta di novello Virgilio che le spiega un mondo diverso), Julia incontrerà delle persone che- a frammenti poi ricuciti- le racconteranno la storia della donna la cui anima è entrata in quella di Julia.
Dal punto di vista narrativo questo è un pretesto ben congegnato per inserire un secondo romanzo dentro il primo romanzo, un secondo libro che contiene una storia drammatica dentro la drammatica storia di guerre e violenze della Birmania. E’ dapprima la storia di una donna e di un uomo molto innamorati che non riuscivano ad avere figli, di come poi la donna riuscì a mettere al mondo due maschietti a un anno di distanza l’uno dall’altro. Di un primogenito molto amato e di un secondogenito trascurato, delle difficoltà di una piccola famiglia dopo la morte accidentale del marito e padre, dell’arrivo dei soldati, infine, che portavano via tutti i ragazzi e uomini dei villaggi. E della tremenda scelta che la madre aveva dovuto fare (ci è venuta in mente la prova simile a questa nel bellissimo romanzo di William Styron, “La scelta di Sophie”, da cui è stato tratto il film con Meryl Streep). Che cosa avrebbe potuto fare quella povera madre? Qualunque dei due figli avesse deciso di salvare, sarebbe ugualmente stata responsabile della condanna dell’altro. Si era dannata, la donna. E aveva dannato entrambi i figli, quello riscattato e quello mandato a morte quasi certa.

      Eppure non finisce tutto così. Quello che Julia impara, quello che noi impariamo nel nostro mondo in cui facciamo sconti di comprensione per chi si comporta in maniera criminale, è che- qualunque siano le carte che ci vengono messe in mano- ognuno di noi è responsabile della propria vita, ognuno può manovrare il timone e cambiare la rotta. Ne è la prova il bel personaggio di Thar Thar che raggiungiamo con Julia nel singolare monastero in cui ospita bambini che hanno dei problemi. E preparatevi a sentire una terza storia, contenuta nella seconda e che si srotola da questa.

     Si vorrebbe leggere ancora, una volta terminato il libro di Sendker che, oltre ad averci intrattenuto, ci ha portato a riflettere su quanto sia vera l’importanza delle parole scritte da E.M.Forster all’introduzione del suo “Passaggio in India”: soltanto connettere, la prosa con la passione,  l’Occidente con l’Oriente.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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