sabato 5 maggio 2018

Audur Ava Ólafsdóttir, “Rosa candida” ed. 2012


                                                                  vento del Nord
                                                              romanzo di formazione


Audur Ava Ólafsdóttir, “Rosa candida”
Ed. Einaudi, trad. Stefano Rosatti, pagg. 206, Euro 17,00
Titolo originale: Afleggjarinn

   Madre e figlia mi scrutano: addosso ho la camicia bianca appena stirata e i miei capelli sono tagliati di fresco. Meglio di così…Saluto Anna con un bacio sulla guancia e sorrido alla bimba che mi sorride di rimando: ha un viso di porcellana, con le fossette sulle gote rosa e le labbra umide. Pare che si sprigioni una specie di luce da questa creatura che ora tende le braccia verso di me.

      Un viaggio, il viaggio che segna il distacco da casa, la fine dell’infanzia, il passaggio alla maturità. La letteratura è piena di viaggi iniziatici, ma quello di Arnljótur Thórir, il protagonista di “Rosa candida” della scrittrice islandese Audur Ava Ólafsdóttir, è diverso da tutti quelli di cui abbiamo letto, è speciale come lo è questo intenso romanzo con la copertina che raffigura un neonato avvolto in una copertina rossa- sembra un bocciolo di rosa che allude al titolo, “Rosa candida”.
    Un viaggio speciale perché parte dall’Islanda di ghiaccio e sabbia nera, segue il percorso antico dei pellegrini e termina in un monastero famoso per un leggendario roseto.
Speciale perché il ragazzo ventiduenne che intraprende il viaggio porta sulle spalle altri pesi oltre allo zaino: la madre è morta da poco in un incidente, il fratello gemello (nato due ore dopo di lui e in un altro giorno) è ritardato, suo padre ha per lui ambizioni di studi tradizionali e non gli garba che vada a fare il giardiniere. E, infine, Arnljótur (che il padre chiama Lobbi) ha una figlia, una bimba di quasi sei mesi che è stata concepita ‘per caso’, in un quinto di notte, nella serra (e dove, se no, in questo libro così profumato di fiori?). Lobbi è stato a fianco della ragazza quasi sconosciuta, mentre questa metteva al mondo la loro figlia. Lobbi non sta fuggendo- o forse sì, deve prendere le distanze dal padre anziano, dal fratello, dal ricordo della mamma che gli ha comunicato l’amore per le piante. Anche dalla bambina bionda che gli assomiglia e che si chiama Flóra Sól e che non sa come far entrare nella sua vita. Lobbi parte portando nello zaino la fotografia di Flóra Sól e delle talee di un tipo speciale di rosa che assomiglia alla Rosa Candida ma è una rosa a otto petali color porpora, la rosa preferita della sua mamma.

     Il viaggio di Lobbi è avventuroso- viene operato di appendicite, fa parecchi incontri interessanti, arriva infine alla meta dove è accolto con scetticismo dai monaci. I quali incominciano appena ad apprezzare il suo lavoro nell’antico roseto inselvatichito, quando la loro vita di perfetto isolamento è turbata dall’arrivo della bambina di Lobbi con la sua mamma.
     Ci incanta, la delicatezza di scrittura della Ólafsdóttir. Ci incanta il personaggio, con la sua limpida semplicità, con quel saper essere uomo e nello stesso tempo non disdegnare la dolcezza e le occupazioni tipicamente femminili- prendersi cura della bambina, far rifiorire il giardino, cucinare per Flóra Sól e per Anna, mamma della bambina. I gesti di Lobbi sono parole d’amore, mentre lui si interroga su che cosa sia l’amore e se sia amore quello che ora prova per la ragazza che gli ha chiesto di occuparsi della loro figlia mentre lei scrive la tesi.
Ci incanta lo stile della Ólafsdóttir che par quasi raccontare una fiaba come quelle di Andersen mentre racconta la storia del ragazzo che lascia l’Islanda con le talee di rosa nello zaino e se ne prende cura con lo stesso affetto con cui baderà poi a sua figlia. Ci incanta, infine, intuire con chiarezza che i fiori, la rosa candida e la rosa a otto petali, i monaci nel geloso isolamento, la cinefilia di padre Tommaso, la bambina che assomiglia al Bambin Gesù nel quadro della chiesa- che tutto questo aggiunge un’altra dimensione alla storia del viaggio di formazione. E il significato del libro va cercato nell’immagine finale, quando il sole attraversa la vetrata della chiesa, trafigge la rosa purpurea a otto petali che Lobbi non aveva mai osservato (attenzione, non è la Rosa Candida) e si posa sulla guancia della bimba che lui tiene in braccio.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it






     

Nessun commento:

Posta un commento